IL PARTO: QUANDO RECARSI IN OSPEDALE?

Il parto è un avvenimento di enorme portata simbolica per la coppia ed è importante che la futura mamma all’avvicinarsi al momento clou della gravidanza ovvero il travaglio di parto sappia cosa è giusto fare e come organizzarsi per recarsi in ospedale nei modi e nei tempi opportuni.
E’ giunto il momento di recarsi in ospedale quando la donna avverte contrazioni uterine dolorose che si susseguono a intervalli regolari di tempo (ogni 5-10 minuti) e hanno una durata di circa 40-50 secondi.
Le contrazioni possono essere associate o meno a perdita di muco (tappo mucoso) o di liquido amniotico, che è il liquido in cui il feto “nuota” nei nove mesi di gravidanza. L’inizio delle  contrazioni non è altro che l'attività dell' utero che si prepara a far nascere il bambino.
Distinguiamo due tipi di contrazioni, le contrazioni irregolari preparatorie (dette di “Braxton Hicks”) e le contrazioni del travaglio. Le prime spesso vengono confuse con le contrazioni del travaglio vero e proprio, in realtà sono appunto preparatorie e  alcune donne addirittura non le percepiscono. Iniziano a presentarsi nella maggior parte dei casi durante il terzo trimastre di gravidanza, più spesso la sera, sono leggermente dolorose, ma soprattutto irregolari. Le contrazioni preparatorie possono durare spesso alcuni giorni e a volte addirittura non si presentano per un giorno intero. Sicuramente il momento del parto si sta avvicinando ed è consigliabile riposarsi il più possibile per fare il pieno di  “ forze ” che serviranno ad affrontare le varie fasi del parto.
Quando invece si avvertono contrazioni “ vere ” sempre più dolorose a intervalli regolari di tempo, con frequenza sempre più ravvicinata e intensità e durata crescenti vuol dire che l’utero inizia a contrarsi ritmicamente. La contrazione inizia debole, raggiunge il picco di intensità (momento più doloroso) e poi decresce fino a terminare completamente. La donna la percepisce come una forza piena che man mano decresce di intensità ed è quindi giunto il momento di andare in ospedale. Il passaggio dalle contrazioni preparatorie a quelle da travaglio non è sempre netto, ma queste ultime possono essere facilmente riconosciute per le loro particolari caratteristiche: le contrazioni da travaglio di parto, una volta iniziate, non si interrompono e le pause tra una contrazione e l’altra sono regolari e via via sempre più brevi. È consigliabile andare in ospedale quando le contrazioni si succedono a una distanza di circa 5-10 minuti e hanno una durata di circa 40-50 secondi.
Ci sono altre situazioni in cui è opportuno che la donna si rechi in ospedale anche in assenza di contrazioni e sono:
1.      perdita di liquido non associata a contrazioni. La rottura del sacco amniotico con la fuoriuscita del liquido amniotico ("perdere le acque") è una motivazione poiché una volta  rotto il sacco amniotico che faceva da barriera al feto il nascituro non è più difeso dall' ambiente esterno ed è esposto a possibili infezioni, bisogna perciò stare sotto controllo. In ospedale il medico provvederà a somministrare una terapia antibiotica per ridurre il rischio e per prevenire infezioni, cogliere eventuali stati di sofferenza fetale o semplicemente per attendere l'inizio delle contrazioni che, nella gravidanza a termine (da 38 a 42 settimane) intervengono in circa il 90% dei casi entro 24 ore dal momento della rottura del sacco. Se il liquido amniotico che scola è chiaro non c’è urgenza, potete raggiungere con calma il pronto soccorso ostetrico, se invece il liquido è citrino o verdastro, occorre accelerare i tempi. Questa colorazione rivela la presenza di meconio (materiale di rifiuto contenuto nell'intestino del neonato cioè le sue prime feci) nel liquido amniotico che di solito viene emesso nelle prime ore dopo la nascita. In alcuni casi però l’emissione avviene già in utero come segno di maturità dell’intestino fetale o come segno di possibile sofferenza del nascituro.
2.      dolori intensi e violenti all'addome o in regione lombare.

3.      perdite di sangue rosso vivo dalla vagina che possono essere dovute a un problema della placenta che va affrontato con urgenza.

4.      la donna non sente più muovere il suo bambino/a come al solito. Ogni mamma durante la gravidanza impara a conoscere le abitudini del suo bimbo e avverte subito se qualcosa si discosta dalla normalità. In condizioni di sofferenza fetale, che può essere causata, ad esempio, da liquido amniotico tinto o liquido amniotico ridotto, insufficienza placentare, il bambino presenterà una riduzione dei suoi movimenti, come meccanismo di compenso alla carenza di ossigeno indotta (ipossia).

5.      La donna è colta da un senso di agitazione. Finché le contrazioni non sono troppo forti è consigliabile stare a casa perché l'ambiente è più confortevole e meno stressante. Alcune donne, però, si sentono più tranquille se vivono questo momento all'interno di un ospedale. È una questione personale, l'importante è scegliere la situazione che dà più tranquillità.

6.      aumento della pressione arteriosa

7.      qualsiasi altro sintomo inatteso e imprevisto che potrebbe indicare qualche problema subentrante. 
Ogni donna vive e racconta in modo diverso la propria esperienza del parto. Per una donna con una fisiologica gravidanza a termine non ci sono limitazioni particolari e non esiste un percorso uguale per tutte, basta semplicemente attenersi a queste semplici raccomandazioni. L’importante è ascoltare il proprio corpo e i cambiamenti che pian piano iniziano, e pensare al bambino che dopo nove mesi di attesa sta per nascere. In bocca al lupo a tutte voi!
Francesco Crescenzi


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