SANGUE CORDONALE, TANTI CONTROLLI PER LA SICUREZZA


Il sangue del cordone ombelicale viene sottoposto a severi controlli prima del suo congelamento
Il sangue placentare una volta prelevato in una sacca sterile “a sistema chiuso”, dal personale della sala parto, formato e qualificato, viene conservato a 4°C fino al momento del trasporto alla Banca secondo le normative vigenti.
Ciascuna Banca stabilisce un preciso limite minimo relativo al numero di cellule nelle unità raccolte che comporta l’idoneità finale alla conservazione del sangue. Le unità considerate idonee vengono prima “caratterizzate” e poi congelate. Una quota di sangue cordonale viene cioè prelevata direttamente dalla sacca ed utilizzata per l’esecuzione di test di laboratorio. Questi sono necessari per il cosiddetto processo di caratterizzazione dell’unità, che consta dei seguenti passaggi:
  1. Conteggio dei leucociti totali (emocromo completo);
  2. Verifica di Sterilità (ricerca di batteri aerobi, anaerobi e funghi);
  3. Valutazione del potenziale “clono genico” e della vitalità;
  4. Conteggio delle cellule CD34+ che sono cellule emopoietiche arricchite in cellule staminali e progenitori di altre cellule del sangue;
  5. Gruppo sanguigno ABO ed Rh;
  6. Tipizzazione HLA di classe I e II (per la compatibilità con gli eventuali riceventi).
Successivamente viene effettuato uno screening sierologico infettivo completo e complesso su campioni di sangue materno prelevati entro 7 giorni e poi a distanza di 6-12 mesi dal parto:
  1. HBsAg
  2. anti-HBc
  3. HBV-DNA
  4. anti-HIV 1-2
  5. HIV-RNA
  6. anti-HCV
  7. HCV-RNA
  8. anti-HTLV I-II
  9. anti-CMV
  10. TPHA
  11. anti-toxoplasma
  12. transaminasi (GOT e GPT o ALT e AST)
Inoltre, vengono stoccate aliquote di sangue, plasma e siero sia del sangue venoso materno sia dell’unità di sangue cordonale necessari per i successivi controlli di qualità, cioè di idoneità di tutta la procedura.
L’unità deve essere congelata entro 48 ore dalla raccolta. Per la criopreservazione viene aggiunta una soluzione criopreservante contenente il DMSO (dimetil-sulfossido) ed il congelamento avviene all’interno di un congelatore che abbatte la temperatura, secondo un preciso programma. La sacca congelata è così pronta per essere conservata in un contenitore criogenico contenente azoto liquido alla temperatura di -196°C.
L’unità criopreservata verrà mantenuta in quarantena (cioè non disponibile) fino all’esito del controllo a distanza di tempo, che verrà effettuato sei mesi dopo il parto eseguendo degli esami sierologici sulla madre e accertando lo stato di buona salute del bambino.
In caso di buon esito del controllo a distanza l’unità viene validata, giudicata quindi idonea per l’uso clinico trapiantologico e inserita nell’inventario internazionale.
Come si vede si tratta di procedure e controlli particolarmente severi per assicurare la qualità di una procedura molto delicata sotto molti punti di vista.
Scritto per www.vitacchenasce.org "Settimanale on line di salute e benessere della coppia"

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