Cancro, i metodi per salvare la fertilità

Le terapie antitumorali distruggono la fertilità. Ma oggi è possibile conservarla con nuove tecniche


Le terapie antitumorali distruggono la fertilità dell’uomo e della donna. Tuttavia, oggi è possibile conservare la propria capacità riproduttiva grazie a mirati interventi che possono preservare cellule del testicolo, dell’ovaio o anche spermatozoi e ovociti, in modo da poter ripristinare la fertilità al termine del trattamento. Per i maschi prima della pubertà. La schermatura delle gonadi durante la radioterapia può essere utile, ma solo per campi selezionati di irradiazione. La crioconservazione di tessuto testicolare è ancora sperimentale e i potenziali usi futuri includono la maturazione in vitro degli spermatogoni in spermatociti o il trapianto di cellule germinali nel tessuto testicolare. I pazienti ed i loro genitori devono essere informati che questa tecnologia è ancora in fase di sviluppo.

Per i maschi dopo la pubertà. La crioconservazione degli spermatozoi dopo raccolta del liquido seminale è un metodo consolidato ed efficace. Si consiglia di effettuare tre raccolte con un intervallo di 48 ore e prima dell'inizio della terapia a garanzia dell'integrità del DNA degli spermatozoi. I campioni possono essere conservati integri per decenni.

Per le femmine in fase pre-menarca. E' al momento disponibile la crioconservazione del tessuto ovarico, ma è da considerarsi a tutt’oggi una tecnica sperimentale. Questa tecnica comporta la rimozione chirurgica parziale o totale delle ovaie, seguita da dissezione della corteccia ovarica che contiene i follicoli immaturi. Le strisce di tessuto sono poi crioconservate. Nella maggior parte dei casi, la chirurgia può essere eseguita attraverso la laparoscopia, ma i rischi di complicanze chirurgiche e dell'anestesia generale devono essere discusse con la paziente e i suoi genitori. In seguito i potenziali utilizzi del tessuto comprendono l' autotrapianto nella pelvi o in un sito etero topico (presenza del tessuto ovarico in posizione anomala) con l'ovulazione naturale o stimolata, seguita dalla raccolta di ovociti per la fecondazione in vitro. Un'altra tecnica attualmente in fase di sviluppo è la maturazione in vitro di follicoli ottenuti dalla corteccia ovarica. In tutti questi casi si impone un attento giudizio clinico sulla probabilità di reintrodurre cellule neoplastiche con il tessuto nativo. Per alcuni tumori in cui è prevista la sola radio senza chemioterapia, le ovaie possono essere trasposte al di fuori del campo di irradiazione in corso di intervento chirurgico.

Per le femmine in fase post-menarca. E' disponibile la stimolazione delle ovaie con gonadotropine, seguita dalla crioconservazione di ovociti o embrioni. Questo processo si basa sulla tecnologia della fecondazione in vitro, applicata con successo crescente da più di 30 anni. Una preoccupazione teorica per le donne con tumore sensibili a concentrazioni elevate di ormoni, come nel cancro della mammella, è che i livelli di ormone soprafisiologici per la stimolazione ovarica con gonadotropine possano aumentare il rischio di recidiva. Alcuni ricercatori hanno risposto con protocolli che combinano la tradizionale stimolazione ovarica con agenti che abbassano gli estrogeni, come gli inibitori dell' aromatasi, nel tentativo di attenuare i livelli di estrogeni elevati. I risultati sul basso rischio di recidiva sono promettenti, anche se sarà necessaria un' osservazione più prolungata nel follow up.
Scritto per www.vitacchenasce.org "Settimanale on line di salute e benessere della coppia"    

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