Difendere la fertilità dalla chemio? Oggi si può


Il cancro colpisce donne anche in giovane età. Ma il trattamento anti-tumorale distrugge la fertilità. Oggi la ricerca ci consente di sperare grazie all’autotrapianto di tessuto ovarico che consente, dopo il trattamento, di ritornare fertili. Ma è ancora in sperimentazione.
La chemioterapia rende le donne sterili. Ma l’autotrapianto di tessuto ovarico dà qualche speranza
tornare-fertileIl cancro in una donna in età fertile o in una bambina rappresenta purtroppo un’evenienza non del tutto rara a causa dell’aumento di incidenza di numerosi tipi di tumore (es. linfomi, cancro della mammella, leucemie, ecc.) nei soggetti giovani. Il miglioramento delle tecniche diagnostiche e la sempre maggiore diffusione dei programmi di screening sulla popolazione contribuiscono ad anticipare il momento della diagnosi. Di contro le maggiori possibilità di diagnosi precoce e la crescente efficacia dei farmaci moltiplicano le possibilità di una guarigione completa.
Se le terapie attuali sono in grado di guarire una percentuale di pazienti sempre maggiore, il prezzo da pagare è spesso una compromissione irreversibile della fertilità. Le giovani donne e le bambine che, guarito il cancro, si ritrovano sterili sono sempre più numerose: tra l’altro l’impossibilità tecnica di preservare la loro capacità riproduttiva contrasta nettamente con le possibilità che si offrono in analoghe circostanze agli uomini di pari età. A questi ultimi, infatti, da diversi anni è offerta la possibilità di conservare lo sperma congelato, riutilizzabile in un secondo tempo per effettuare un’inseminazione artificiale o una fecondazione in vitro. Per l’ovaio e gli ovociti le tecniche di conservazione sono molto più complesse.
In Italia già da alcuni di anni è partito un protocollo sperimentale per congelare e conservare frammenti di ovaio per lungo tempo. Lo scopo di questa procedura è tentare di conservare parte delle possibilità riproduttive nel caso in cui esista un rischio concreto di perdere la fertilità, sia per gravi problemi di salute che impongano terapie in grado di colpire l’ovaio e distruggere gli ovociti sia per motivi legati alla costituzione ereditaria del soggetto.
Congelare e conservare dei frammenti di ovaio per lungo tempo è una tecnica ancora sperimentale e, sebbene la ricerca in questo campo sia molto attiva, è probabile che ci voglia del tempo prima che queste siano applicabili di routine. Nella specie umana, ad oggi è stato riportato un numero esiguo di gravidanze ottenute con concepimento spontaneo dopo trapianto autologo (cioè nella stessa persona) di tessuto ovarico crioconservato. Non esiste però nessuna garanzia sul fatto che le tecniche proposte in questo protocollo siano effettivamente efficaci nel preservare la fertilità della donna.
In Italia il 15 marzo 2012 è nata la prima bimba dopo un autotrapianto di tessuto ovarico, presso l'ospedale Sant'Anna di Torino. La mamma di 29 anni è la prima donna in Italia (ed una delle prime al mondo visto che in totale ve ne sono circa 20) a portare a termine la gravidanza grazie alla conservazione del proprio tessuto ovarico che era stato crioconservato prima della chemioterapia.
Scritto per www.vitacchenasce.org "Settimanale on line di salute e benessere della coppia"     

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