QUEL FASTIDIOSO PRURITO INTIMO.......

Le vulvo-vaginiti di natura non infettiva costituiscono un grande capitolo della patologia infiammatoria vulvo-vaginale, rappresentando almeno il 40% delle comuni affezioni del basso tratto genitale. Le cause che possono determinare questo tipo di infiammazione sono molteplici.
Spesso si tratta di vulvo-vaginiti di natura non infettiva. Le cause possono essere molte: dall'abbigliamento all'igiene.
prurito-intimo-femminileLe vulvo-vaginiti di natura non infettiva costituiscono un grande capitolo della patologia infiammatoria vulvo-vaginale, rappresentando almeno il 40% delle comuni affezioni del basso tratto genitale. Le cause che possono determinare questo tipo di infiammazione sono molteplici, spesso non conosciute e di regola quasi mai identificate con certezza.
Laddove viene riferita una sintomatologia vulvo-vaginale, quasi sempre è ipotizzata una causa infettiva, cui segue la prescrizione di terapie, topiche (ovvero utilizzo di principi attivi farmacologici applicabili direttamente sulla parte interessata dalla lesione attraverso particolari formulazioni e veicoli) o orali, di regola ad ampio spettro antimicrobico che, non eliminando il fattore eziopatogenetico, non migliorano il disturbo; anzi, questi trattamenti diventano responsabili di fenomeni di ipersensibilizzazione che tendono a far durare nel tempo lo stato irritativo. I fattori che aumentano il rischio di sviluppare vulvo-vaginiti di natura non infettiva sono vari, come ad esempio:
• i rapporti sessuali, in quanto la formazione di abrasioni microscopiche, dovute a un’inadeguata lubrificazione favorirebbe la penetrazione di agenti esterni, possibile fonte di sensibilizzazione;
• le abitudini igieniche: studi condotti su donne sessualmente attive hanno documentato come l’uso eccessivo di detergenti intimi e lavande vaginali aumenti notevolmente il rischio di contrarre vulvo-vaginiti su base irritativa;
• l’abbigliamento: l’abitudine a indossare capi molto attillati, soprattutto se costituiti da un materiale sintetico (lycra o nylon), contribuirebbe ad modificare l’ecosistema vaginale a causa del surriscaldarsi delle parti intime, rendendolo più sensibile a molecole esterne;
• fattori psicologici: è stato provato che molte donne affette da vulvo-vaginiti ricorrenti di natura non infettiva, conducono una vita sessuale insoddisfacente o nascondono spesso quadri depressivi.
Le manifestazioni cliniche non sono specifiche e spesso indistinguibili dalle vulvo-vaginiti infettive, in quanto rappresentate per lo più da prurito e bruciore, dolore e senso di tensione. All’ispezione si possono osservare arrossamento ed gonfiore vulvare (vulvite eritematosa) accompagnati da fissurazioni e escoriazioni. Più raramente, queste forme si possono associare alla comparsa di bolle, vescicole o ulcerazioni (reazione eritematoide), interessando talora anche la vagina. La leucorrea (secrezione mucosa definita spesso dalle donne come “perdita vaginale”) può essere presente ed è priva di alcun odore. Una corretta e approfondita valutazione della storia clinica e delle abitudini della donna rappresenta un approccio indispensabile quando si sospetta un processo infiammatorio di natura non infettiva. Una volta esclusa la presenza dei principali agenti infettivi (Candida albicans, Trichomonas e Gardnerella vaginalis) attraverso l’esecuzione dei tamponi vaginale, diviene necessario porre una corretta diagnosi. Patologie sistemiche di natura dermatologica (come psoriasi, lichen, penfigo, lupus, ecc….) possono determinare quadri vulvo-vaginali di difficile interpretazione. La persistenza della sintomatologia accompagnata dalla presenza di particolari stili e abitudini di vita (uso di assorbenti interni, salvaslip ecc.) devono orientare l’attenzione sul fatto che possa trattarsi di una forma di ipersensibilità vaginale ad agenti esterni.
Scritto per www.vitacchenasce.org "Settimanale on line di salute e benessere della coppia"   

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